Ultimi giorni di scuola: quando finiscono gli incubi anziché i percorsi formativi
La scuola è una istituzione complessa e articolata, e le persone che ne fanno parte sono il fulcro di tutto. In Italia abbiamo la legislazione inclusiva forse migliore al mondo, ma, a volte, il disliv...

La scuola è una istituzione complessa e articolata, e le persone che ne fanno parte sono il fulcro di tutto. In Italia abbiamo la legislazione inclusiva forse migliore al mondo, ma, a volte, il dislivello tra teoria e pratica è sostanziale.
Pubblichiamo una testimonianza: la lettera di saluti ai docenti da parte della mamma di un ragazzino BES che termina il ciclo di istruzione alla scuola secondaria di primo grado, dopo 3 anni di incomprensioni.
Vi chiederete che effetto ha avuto questo sfogo… nonostante l’invio tramite mail istituzionale, la mamma ha ricevuto solo la disponibilità alla consegna di mappe e schemi per l’esame conclusivo, da parte di un solo insegnante del team: nessuna chiarificazione, nessun riscontro nel merito.
Buongiorno professoressa
Con tanto dispiacere scrivo queste righe.
Premetto che scrivo a lei in quanto referente di classe ma non è un messaggio rivolto a lei.Sicuramente mio figlio ha avuto anni migliori, sicuramente quest’anno ha avuto dei cambiamenti che lo hanno portato a volte ad andare fuori le righe, sicuramente ha tirato fuori a tratti il peggio di sé.
Come sa, ho sempre appoggiato le iniziative dei professori cercando di vedere il messaggio educativo che volevate fare passare, anche perché per me l’educazione è il primo biglietto da visita ed è fondamentale per diventare persone per bene e rispettate.Mi sono vista 3 anni di note per materiale dimenticato anche se in tutte le linee guida del Miur e dei corsi pedagogici risulta essere descritto come un atteggiamento sconsigliato da adottare per ragazzi con disturbi dell’attenzione perché accentuano la frustrazione del non riuscire.
Mi sono vista note perché: “parla con i compagni”; “reagisce in modo inopportuno verso un compagno”; “continua a giocare nonostante i richiami dei professori”.
Mio figlio è un ragazzo con una diagnosi di ADHD, DOP, disturbo della sfera emotiva, disturbo di ipo ansioso, nonché discalculia e dislessia, e già solo a leggere tutte queste cose ci sarebbe da mettersi le mani nei capelli.
E lo dico a ragion veduta, visto che da genitori seguiamo periodicamente dei corsi per aggiornarci, evolverci e aiutarlo a crescere in modo equilibrato nonostante la sua neurodiversita ci remi contro.
Il suo essere così accogliente, sorridente, amico di tutti, forse può essere ingannevole perché non si capisce mai quanto incida il disturbo rispetto al suo “marciarci” e anche io che sono la mamma sono rimasta stupita dall’ultima relazione hanno consegnato.
La stessa equipe di neuropsichiatria infantile di Tor Vergata ci ha fatto i complimenti per come lui sia, nonostante la diagnosi e le sue difficoltà, che ci sono e quest’anno si sono palesate di più.Tutto ciò premesso, il mio dispiacere è dovuto al fatto che per la sua tesina non ci è stato un professore, e dico uno, che gli abbia fornito uno schema, un articolo, un materiale scritto, un momento di condivisione, se non la professoressa di sostegno, che è il nostro angelo che sta fino alla notte a scambiare messaggi con me, per fare quadrare il tutto.
Dire a mio figlio “usa quello che è scritto sui libri di scuola” oppure dire a voce il da farsi, senza accertarsi che lui abbia appuntato, senza avere una base su cui partire, senza materiale da vedere, senza uno schema, senza nemmeno la spiegazione schematizzata di come dovrebbe essere una tesina… Non so, fare per esempio insieme la mappa iniziale, dove ogni professore dava un piccolo aiuto per l’argomento da svolgere…Tutto ciò è il nulla, per un ragazzo con la sua diagnosi!
Bastava l’interesse di mandare una mail a me genitore e dire:”signora abbiamo consigliato questo a suo figlio, può aiutarlo a reperire il materiale?” Oppure:”abbiamo assegnato questa ricerca da fare per la tesina, può verificare che la faccia, così gliela controlliamo?”.Sarebbe bastato veramente poco per non farlo arrivare all’esame stanco, stanco morto, con la sua mente in loop al punto che non riesce nemmeno a comprendere i più elementari ragionamenti.
È vero che c’è la professoressa di sostegno, vero che ci sono io a casa, ma se lui non avesse avuto me che sono in grado di aiutarlo, come avrebbe fatto?Abbiamo pubblicato la sua tesina su classroom: ci fosse stato un professore, oltre alla professoressa di soategno, che si sia preso la briga di leggerla e fargli un commento per l’enorme (e sottolineo enorme!) lavoro che sta facendo….con il mio supporto, ma da solo, con le sue idee.
Lunedì iniziano gli scritti, sarebbe bastato un pezzo di carta fornito a lui o una mail inviata a me per indirizzarci sul tipo di preparazione da fare, non so, lo schema di un testo con introduzione, svolgimento e conclusioni o comunque la struttura da seguire per gli eventuali temi proposti…
In matematica dire: “Guarda, portati queste formule o piuttosto esercitati a capire queste cose.”
Nelle lingue, una mail per dire: “Guardi, signora, dovrà ripassare questo” o piuttosto quello.
Ad oggi, io non so nulla e lui, che sta dallo stress ormai è proprio sulla sua galassia, mi risponde “non lo so mamma”.
Ed io sono sicura che lui non lo sappia davvero perché, se fosse in grado di immagazzinare e ricordare le informazioni, io non correrei dietro a diagnosi e sostegno per mio figlio e lui non avrebbe le sue difficoltà: sarebbe stata sicuramente una vita più facile, ve lo garantisco!
Siamo arrivati alla follia quando gli è stato chiesto di portare la sua autovalutazione rispetto al Fair play, etichettandosi come un ragazzo che non ha rispettato le regole a scuola (e su questo ho fatto mail a parte, con lei in copia): un toccasana per la sua autostima dopo 8 anni di terapia su questo!!
E se per voi i voti sono solo numeri, sappiate che i ragazzi ne sento il valore… Se lei gli mette un 5, lui si sente da 5; se gli mette un 8, lui si sente da 8, e non è solo il risultato a dover essere valutato ma anche l’impegno, la voglia, lo stato in cui ragazzo versa.
Sa professoressa, io faccio parte di tanti gruppi di genitori con ragazzi con problematiche come mio figlio, genitori che vivono l’inferno perché questi disturbi, special3 in età adolescenziale, esplodono in maniera cosi violenta e totale da devastare famiglie, insegnanti, ragazzi e tutto ciò che li circonda…
Noi lavoriamo tutti i santi giorni per far sì che il DOP non prenda il sopravvento, in questa età molto critica di cambiamento fisici, emotivi, ormonali….
Parliamo, parliamo e parliamo con lui, come dischi rotti, per imprimergli in mente buono e cattivo, giusto e sbagliato, “figo” e delinquenza…. Delle volte ci stanchiamo noi stessi a sentirci, per quanto lo ripetiamo.
Lei non sa le settimane passate tutti i giorni, all’uscita di scuola, con la paura che cadesse in qualche provocazione e finisse fare a botte con qualcuno.Sì, paura, perché un tale, un ragazzino della scuola, gli si è presentato con 5 amici fuori scuola perché volevano picchiarlo.
E quando leggo solo commenti negativi nelle annotazioni…mi cadono le braccia.
Né una nota di merito, un appunto positivo per noi genitori, il riconoscere che nonostante le sue diagnosi lui è un ragazzo come gli altri, che non ha mai usato violenza, mai discriminazione, mai un problema con i compagni, che lo adorano!
Beh, le posso dire, professoressa, che siamo tutti molto fortunati per come è mio figlio, e noi siamo immensamente fieri di lui, del suo carattere fomentino ma buono, del ragazzo che sta diventando e soprattutto per i principi che sta facendo suoi.Quindi per voi può essere anche quel 6 (o i più buoni, 7) che gli avete messo, ma per noi lui è un 10!
Perché per lui controllarsi e modificarsi è una fatica immensa… Per lui non è così scontato non cadere in provocazione, come non è così scontato ricordarsi il materiale o l’interrogazione o l’esercizio da svolgere.Mi scuso per la lunghezza del messaggio e dello sfogo, ma sono rimasta veramente delusa e amareggiata da tutto ciò e glielo dico proprio con il cuore in mano, professoressa.
Sono sempre stata dalla vostra parte, ho appoggiato anche l’ammonizione con la motivazione “assume atteggiamenti oppositivi provocatori” come se la sua diagnosi non esistesse.
Ovviamente, è stata una annotazione prontamente modificata appena fatto presente la cosa alla dirigente scolastica…
Eppure, lei non ci crederà, ma dai racconti che i ragazzi mi hanno fatto dell’accaduto, anche in quella occasione mio figlio ha dimostrato autocontrollo, perché la cosa che fin da piccolo non riesce proprio a controllare è quando gli viene urlato in faccia, anziché usare strategie che servono a calmarlo (sempre come direttive del Miur).Avrei voluto concludere questi 3 anni con uno spirito diverso, perché didatticamente il ragazzo ha avuto dei professori eccellenti, quindi il mio sfogo non è per il vostro lavoro, ci mancherebbe, anzi per quello vi ringrazio.
Nonostante la mia necessità di esporre il mio punto di vista, dopo 3 anni in cui vi ho lasciato agire come ritenevate opportuno, avevo un bisogno quasi fisico di esternare tutto ciò…sicuramente è stata una lezione per mio figlio che sente quotidianamente la solita frase da noi:”Tu puoi cambiare te stesso, ma non puoi cambiare il mondo che ti circonda”.
Con questo, professoressa, le auguro una buona giornata e buon lavoro per gli esami.