Se 40 batte 95: la maieutica dell' ingiustizia nella "fase zero"
Un dialogo (quasi) socratico sui paradossi che trasformano il merito in mancanza e la casualità in diritto

"Dimmi, Menone, che cos'è la virtù?" Così Socrate iniziava uno dei suoi dialoghi più celebri, fingendo di non sapere per far emergere la verità nascosta nelle contraddizioni del suo interlocutore. Oggi, di fronte alle particolarità della cosiddetta Fase Zero nelle supplenze scolastiche, potremmo rivolgere la stessa domanda al nostro sistema educativo: "Dimmi, cara Scuola, che cos'è davvero il merito?" E come il giovane Menone di allora, scopriremmo che ciò che sembrava ovvio nasconde, probabilmente, abissi di contraddizioni.
C'è una storia che si ripete in diverse di varianti in tutta Italia, una storia che merita di essere raccontata non per il suo carattere eccezionale, ma proprio per la sua drammatica ordinarietà. È la storia della Dottoressa Novantacinque - chiamiamola così per sottolineare il simbolo che rappresenta.
La Dottoressa Novantacinque ha dedicato anni della sua vita a formarsi. Specializzazione sul sostegno conseguita con il massimo dei voti, corsi di aggiornamento continui. Il sistema le ha riconosciuto 95 punti in graduatoria GPS, un punteggio che dovrebbe garantirle non solo il lavoro, ma anche la soddisfazione di vedere riconosciute le sue competenze.
Quest'anno, però, la Dottoressa Novantacinque non è stata convocata. Il posto che le spettava per diritto e per merito è andato alla Signora Quaranta - anche questo un nome di fantasia, ma tremendamente reale nella sua simbolicità. Quaranta punti, specializzazione di base. Ma un vantaggio incolmabile: aveva lavorato l'anno scorso.
Ora, caro lettore che forse ti riconosci in una di queste due figure, fermati un momento e rifletti.