Via smartphone e social ai ragazzi: sostegno alla petizione dalle star dello spettacolo
Un appello provocatorio sta facendo discutere l’Italia: vietare l’uso degli smartphone ai ragazzi sotto i 14 anni e dei social media fino ai 16. Lanciato dal pedagogista Daniele Novara e dallo psicote...

Un appello provocatorio sta facendo discutere l’Italia: vietare l’uso degli smartphone ai ragazzi sotto i 14 anni e dei social media fino ai 16. Lanciato dal pedagogista Daniele Novara e dallo psicoterapeuta Alberto Pellai, il messaggio ha trovato un sostegno immediato da parte di molte personalità del mondo dello spettacolo, tra cui Paola Cortellesi, Pierfrancesco Favino, Valeria Golino e Luca Zingaretti. Questi attori e professionisti dell’arte si sono uniti all’appello non per demonizzare la tecnologia, ma per proteggere le nuove generazioni dai pericoli legati a un uso precoce e incontrollato.
La preoccupazione degli esperti
Il cuore della questione è chiaro: l’uso eccessivo della tecnologia nei bambini può avere effetti devastanti sul loro sviluppo. «I bambini che interagiscono costantemente con gli schermi non riescono a vivere appieno le esperienze reali che allenano le loro capacità cognitive ed emotive», spiegano Novara e Pellai. Le neuroscienze confermano che alcune aree del cervello, cruciali per l’apprendimento, non si sviluppano correttamente quando i giovani trasferiscono il loro mondo sociale e di gioco nel digitale.
Un atto d’amore verso le nuove generazioni
Il divieto di utilizzare smartphone e social media viene visto come un “atto d’amore” per le nuove generazioni. L’obiettivo è garantire che i ragazzi possano crescere in un ambiente in cui possano esplorare il mondo reale senza l’ingombro costante della tecnologia. L’appello va oltre il divieto già imposto dal governo italiano nelle scuole, chiedendo che anche le famiglie evitino di fornire smartphone ai ragazzi fino ai 14 anni e proibiscano i social media fino ai 16.
Il ruolo delle famiglie e delle istituzioni
Le firme celebri come Cortellesi, Favino, Zingaretti e altri non sono solo un gesto simbolico, ma una richiesta urgente di riflessione collettiva: come vogliamo crescere i nostri figli nell’era digitale? Il dibattito è aperto, e sempre più persone si interrogano su come bilanciare la presenza inevitabile della tecnologia nella vita dei più giovani, cercando di proteggerli dalle sue insidie senza privarli dei suoi benefici.
In questo contesto, l’appello lancia una sfida anche alle istituzioni: riusciremo a far rispettare questi divieti per il bene dei ragazzi? O continueremo a ignorare i rischi, lasciando che le nuove generazioni crescano con dipendenze digitali, troppo vulnerabili agli effetti negativi del mondo online?