La cucina italiana patrimonio UNESCO: un riconoscimento che chiede alla scuola di essere protagonista
Il recente ingresso della cucina italiana nel patrimonio culturale immateriale dell’UNESCO non rappresenta soltanto una celebrazione della nostra tradizione gastronomica, ma una dichiarazione al mondo
Il recente ingresso della cucina italiana nel patrimonio culturale immateriale dell’UNESCO non rappresenta soltanto una celebrazione della nostra tradizione gastronomica, ma una dichiarazione al mondo: il modo in cui gli italiani coltivano, trasformano, preparano e condividono il cibo è un valore universale, radicato nella storia e capace di generare futuro. Questo riconoscimento parla di territori, di famiglie, di antichi mestieri e di comunità che hanno costruito, passo dopo passo, un’identità culinaria unica al mondo. Ma soprattutto richiama ciascuno di noi a una responsabilità: preservare e tramandare questo patrimonio affinché continui a vivere attraverso le nuove generazioni.
È qui che la scuola italiana, in particolare gli istituti professionali del settore enogastronomico e dell’ospitalità, assume un ruolo decisivo. I laboratori di cucina e di sala non sono semplicemente spazi didattici: sono luoghi in cui i ragazzi imparano a coniugare tecnica e creatività, tradizione e innovazione, gesto e pensiero. Sono microcosmi formativi dove si respira la cultura del fare, un valore educativo che il riconoscimento UNESCO implicitamente esalta. Ogni ricetta preparata in un laboratorio scolastico racconta un pezzo d’Italia e rappresenta un ponte tra passato e futuro.
Per questo, parlare oggi di cucina italiana patrimonio UNESCO significa inevitabilmente parlare della necessità di rafforzare gli istituti professionali, spesso percepiti ingiustamente come scuole di serie minore. In realtà, proprio questi istituti rappresentano la base su cui costruire il futuro dell’enogastronomia italiana. Non solo perché formano i cuochi, i pasticcieri, i tecnici dell’accoglienza e i professionisti dell’ospitalità che porteranno avanti la nostra tradizione culinaria, ma anche perché insegnano ai ragazzi un modo di apprendere attraverso il gesto, la sensibilità, l’esperienza diretta. Scegliere di investire negli istituti professionali significa proteggere e rafforzare la cultura alimentare che l’UNESCO ha deciso di riconoscere.
Una parte fondamentale di questo investimento riguarda la figura dei docenti ITP, gli insegnanti tecnico-pratici che nei laboratori incarnano la continuità tra sapere tradizionale e formazione moderna. Sono loro che mostrano ai ragazzi come impastare il pane, trattare le materie prime, conoscere la stagionalità, rispettare i tempi della cucina, lavorare in squadra. Sono loro che trasformano un ingrediente in un’esperienza formativa e che rendono viva quella trasmissione di saperi che l’UNESCO riconosce come cuore della cultura italiana. Senza la loro competenza, dedizione e presenza quotidiana, nessuna riforma scolastica potrebbe garantire un reale legame tra scuola e mondo del lavoro.
Il nuovo modello dei progetti “4+2”, che unisce un percorso quadriennale di scuola a due anni di specializzazione professionalizzante, valorizza ancora di più il ruolo degli ITP. In questi percorsi, infatti, la solidità della formazione tecnico-pratica diventa essenziale per preparare studenti capaci di inserirsi in un mercato sempre più complesso e internazionale. È proprio grazie agli insegnanti tecnico-pratici che gli studenti possono passare con naturalezza dal banco al laboratorio, dal laboratorio all’impresa, e dall’impresa alla costruzione di un’identità professionale consapevole.
Il riconoscimento della cucina italiana come patrimonio UNESCO dovrebbe dunque tradursi in una spinta motivazionale e politica affinché la scuola, e in particolare la filiera professionale, venga finalmente considerata una risorsa strategica per il Paese. Investire in attrezzature moderne, rinnovare gli spazi dei laboratori, rafforzare la formazione dei docenti, valorizzare i percorsi professionalizzanti, sono scelte che non riguardano soltanto l’istruzione, ma il futuro culturale ed economico dell’Italia.
Oggi più che mai, quando un giovane studente indossa la giacca da cuoco in un istituto professionale, non sta solo imparando un mestiere, ma sta custodendo una parte del patrimonio italiano riconosciuto dall’UNESCO. Sta diventando ambasciatore di un modo di vivere, di raccontare, di condividere. E noi, come comunità educante, abbiamo il dovere di sostenerlo, accompagnarlo e offrirgli strumenti adeguati per crescere.
La cucina italiana è patrimonio dell’umanità, ma per restare viva ha bisogno di mani che la sappiano preparare, di menti che la sappiano interpretare e di scuole che la sappiano proteggere. Gli istituti professionali e i docenti ITP sono il cuore di questa missione. Da loro passa la sfida più grande: trasformare un riconoscimento globale in una promessa di futuro per i nostri ragazzi e per l’Italia intera.