"San Lorenzo e la scuola che precipita: stelle in caduta, cattedre alla deriva"
Dalle SISS ai concorsi-farsa, dal bacino di voti alle aule trasformate in parcheggi stipendiali: come il sistema scolastico italiano ha smesso di brillare e ha iniziato a consumarsi nell’indifferenza.
In classe, troppa poca empatia e troppi interessi personali. La 104 usata come telepass per weekend lunghi, le doppie e triple attività lavorative “dimenticate” da dichiarare, la gestione del tempo scolastico come se fosse un bene privato. E lo Stato? Fa finta di non vedere, perché un voto vale più di una verifica.
E poi ci sono i casi eclatanti: docenti denunciati per molestie, insulti, discriminazioni; dirigenti che trattano l’istituto come la propria azienda di famiglia; personale che vede la scuola come fonte di ferie, permessi e rimborsi più che come luogo di formazione. Gli episodi finiscono in cronaca con cadenza settimanale, ma le misure preventive sono praticamente inesistenti.
Per le forze dell’ordine, per l’esercito, per i vigili del fuoco, esistono test psicofisici, prove attitudinali, accertamenti periodici. Per chi lavora ogni giorno con ragazzi e adolescenti, niente. Sarebbe troppo chiedere un Minnesota test o un controllo neuropsichiatrico prima di consegnare un registro?
La verità è che chi ci mette l’anima in questo mestiere rischia di bruciarsi. Non solo per la fatica di gestire classi, programmi e famiglie, ma per il veleno lento di un sistema che tutela chi lo usa e consuma chi lo serve.
Le stelle di San Lorenzo cadono e si spengono in pochi secondi. La scuola italiana cade da decenni e non ha ancora toccato il suolo. Ma quando lo farà, il botto lo sentiremo tutti.
Le stelle di San Lorenzo cadono e si spengono in pochi secondi. La scuola italiana cade da decenni e non ha ancora toccato il suolo. Ma quando lo farà, il botto lo sentiremo tutti.
Perché un Paese che non seleziona i suoi insegnanti non seleziona il suo futuro.
Perché un Paese che permette di insegnare a chi non sa insegnare condanna i suoi figli all’ignoranza.
E perché un Paese che trasforma la scuola in un ufficio di collocamento elettorale non vedrà mai le sue stelle tornare a brillare.