Scuola, settembrata di riforme tra urgenze e nodi irrisolti

Secondo editoriale sulle ultime novità della scuola a cura del direttore

A cura di Diego Palma Diego Palma
21 settembre 2025 13:06
Scuola, settembrata di riforme tra urgenze e nodi irrisolti - La Voce della Scuola
La Voce della Scuola
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L’avvio del 2025/26 si è portato dietro un nuovo “Decreto Scuola” (DL 127/2025) che tocca l’Esame di Stato, l’organizzazione dell’anno scolastico e alcuni tasselli del reclutamento. La cornice è chiara: accelerare riforme già annunciate e mettere in sicurezza l’avvio dell’anno. Ma sotto la superficie restano tensioni tecniche e politiche che meritano una lettura fredda.

Le novità dell’ultimo decreto e gli effetti operativi

Il DL 127/2025 interviene sull’Esame di Stato del secondo ciclo, consolidando la linea già annunciata dal Governo: prove più strutturate, orale con alcuni vincoli e cornice di sicurezza per i viaggi d’istruzione. Con l’entrata in vigore del 10 settembre 2025, il perimetro normativo è operativo già da questo anno, mentre alcune misure organizzative slittano alla successiva attuazione secondaria.

Sul piano organizzativo, il decreto ribadisce la linea di continuità per il conferimento delle supplenze, prorogando impostazioni già sperimentate in fase emergenziale: è un punto che garantisce ai dirigenti e agli uffici scolastici una base procedurale nota, ma cristallizza anche prassi che andrebbero finalmente superate con un assetto stabile.

Le ipotesi al vaglio e il ruolo (ingombrante) dei pareri

Nelle stesse ore è arrivato lo stop del Consiglio di Stato sulle nuove Indicazioni nazionali per infanzia e primo ciclo: parere sospeso e dossier rinviato al Ministero per carenze nell’analisi di impatto regolatorio e nella motivazione tecnica. Non è un incidente di percorso: è la spia di una sovrapposizione tra tempi politici e tempi tecnici che va riallineata, coinvolgendo davvero la comunità professionale.

Su questo sfondo, pesa anche il lavoro (e gli avvertimenti) del CSPI: a fine giugno il Consiglio ha espresso osservazioni puntuali sullo schema di regolamento delle nuove Indicazioni, chiedendo correzioni e maggiore chiarezza sugli esiti di apprendimento. È la prova che il circuito di garanzia sta funzionando: ma se i rilievi arrivano tardi rispetto al calendario politico, ogni correzione costa di più.

Precariato, concorsi e l’ombra lunga delle graduatorie

Il terzo concorso “PNRR” è dato in arrivo entro dicembre 2025, con una dote stimata di poco più di 20.000 posti: chiuderebbe il ciclo previsto per stabilizzare almeno 70.000 precari. È un traguardo importante, ma non auto-risolutivo: i territori con forte fabbisogno — soprattutto sul sostegno — continueranno a generare turn over se la formazione iniziale e in servizio non viene resa realmente attrattiva e mirata.

Intanto il reclutamento sul sostegno mostra criticità nuove e antiche. Spicca il contenzioso avviato da Anief sulla “chiamata diretta” dei supplenti di sostegno in alcune province: segnale di una filiera che, tra urgenze e deroghe, rischia di scavalcare titoli e posizioni in graduatoria, alimentando sfiducia tra gli specializzati ancora in attesa di nomina. La continuità didattica è un obiettivo, ma va perseguita con regole eque e trasparenti.

PCTO, tutor e funzioni strumentali: il tema del riconoscimento

Sul versante PCTO arrivano il monitoraggio nazionale con INDIRE e la valutazione degli esiti affidata a INVALSI: una scelta che può far crescere qualità e accountability, a patto di non trasformare le scuole in centri di data entry e di prevedere tempi e strumenti adeguati. Centrale, qui, il ruolo del tutor PCTO.

Quanto ai docenti tutor e orientatori, i compensi 2024/25 sono stati fissati con il DM 231/2024 (1.500 euro per l’orientatore; forchetta 1.589,68–2.725,16 euro per il tutor, con possibile integrazione variabile fino a circa 5.000 euro via fondi POC). È una base economica che in molte scuole viene percepita come insufficiente rispetto a carichi e responsabilità — sensazione condivisa anche da chi svolge funzioni strumentali, spesso “schiacciate” tra FIS, burocrazia e progetti. Il nodo è contrattuale e di policy: senza una vera leva di valorizzazione, questi ruoli strategici resteranno a rischio di burnout.

Riscatto della laurea: la proposta “900 euro/anno”

Sul fronte previdenziale circola la proposta (di iniziativa parlamentare) di un riscatto della laurea agevolato a circa 900 euro per anno di corso, attraverso un’aliquota ridotta: sarebbe una svolta per molti under 40 della scuola, oggi penalizzati da carriere d’ingresso tardive e discontinuità. Ma senza coperture solide e una valutazione attuariale, il rischio è spostare l’onere in avanti.

Sostegno e “chiamata diretta”: continuità vs. diritti

La spinta alla continuità didattica sul sostegno è sacrosanta; lo dicono famiglie e dati di apprendimento. Ma se il mezzo diventa la chiamata diretta “di fatto”, senza cornici chiare e controllabili, si compromettono trasparenza e pari opportunità. La lezione è semplice: servono canali dedicati e stabili per gli specializzati, una programmazione triennale dei fabbisogni e un algoritmo di assegnazione che pesi continuità, titolo e posizione, riducendo al minimo la discrezionalità.

Che scuola ci aspetta: tre scenari plausibili

Scenario prudente (probabile): attuazione graduale del DL 127/2025, concorsi PNRR3 entro l’inverno, revisione delle Indicazioni nazionali post-rilievi, piccoli correttivi su PCTO e tutor. L’assetto migliora, ma il precariato resta rilevante su sostegno e STEM.

Scenario riformista (auspicabile): accordo politico-tecnico per una “manutenzione straordinaria” del reclutamento: abilitazione strutturale annuale, canale stabile per il sostegno, calendario fisso dei concorsi, piattaforma unica per mobilità e nomine con tracciabilità pubblica; riconoscimento economico più robusto per tutor PCTO, figure di sistema e funzioni strumentali; nuove Indicazioni nazionali riscritte con consultazione reale delle scuole e check di impatto educativo.

Scenario regressivo (da evitare): rincorsa a misure spot (divieti, sanzioni, annunci), contenziosi crescenti su nomine, stallo delle Indicazioni e del riordino tecnico-professionale: la scuola si rifugia nell’amministrazione dell’esistente, mentre calano attrattività della professione e fiducia di famiglie e studenti.

Il ruolo dell’insegnante: da esecutore a progettista di comunità

In ogni scenario, l’insegnante regge l’impianto. Servono meno adempimenti e più tempo “professionale” per progettare, osservare, valutare. Tre leve concrete:

  1. Formazione mirata e in servizio con micro-credential utili e spendibili su carriera e retribuzione;

  2. Carichi riequilibrati: tutoraggi, PCTO e funzioni di sistema vanno riconosciuti in modo strutturale, non residuale;

  3. Tecnologie “sobrie”: IA e dati al servizio della didattica, non viceversa, con linee guida chiare (anche il Garante ha dato il via libera a linee MIM sull’IA nelle scuole).

Il cantiere è aperto. Se i pareri di garanzia (CSPI e Consiglio di Stato) saranno metabolizzati come occasione di qualità e non come intralcio, se su precariato e sostegno si passerà da deroghe a regole stabili, se la scuola tornerà a misurarsi su esiti e benessere — più che su adempimenti — allora il 2025/26 potrà essere ricordato non per l’ennesimo decreto, ma per l’inizio di una manutenzione seria dell’istruzione italiana

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